Martina in_guardabile

Una immagine appesa alla mostra di Martina Colombari

Martina In_Visibile è il nome della mostra che è stata presentata in apertura di Fotografica 2010 al Forma di Milano. Si sforza il bravo fotografo Settimio Benedusi di giustificare una bella operazione di marketing travestendosi da agnello, mentre lui, lo diciamo con simpatia,  è un vero lupo famelico… L’incipit è :  “Martina Colombari non è una fotografa…”. Lo sappiamo, ma fa bene Benedusi a dircelo perchè oggi non si sa più come si distingue un fotografo. Soprattutto quando lui paragona le foto della bella Martina Colombari a quelle di Francesca Woodman, almeno per l’operazione di indagare su se stessa con sguardo puro. Dimentica Benedusi che seppur giovane la Woodman era figlia d’arte e quindi di fotografia qualcosa (un pochino) se ne intendeva, al punto da utilizzarla per parlare di se.

Altre immagini dalle pareti della mostra “Martina in_visibile”

Martina racconta che ha trovato un senso personale , col tempo,  a quello che ha fatto e, sembra sincera, è provabile che lei abbia fatto alla fine un percorso di approfondimento interiore… ma al pubblico serviva? Ci interessa veramente entrare nell’autopsicanalisi di Martina Colombari ? credo di no. Anche lei forse alla fine si confonde quando ci dice che vuole “mostrarsi se stessa”, “finalmente non postprodotta con il segno in fronte della verruca che ho tolto da piccola” . Dalle foto in mostra è evidente che non deve averla sempre pensata così in passato.

Autoritratto di Martina Colombari

L’ipocrisia sembra adombrare le tante presunte verità urlate in questo progetto, perchè vien da chiedersi se la macchina sia sempre in orizzontale per assecondare loghi e serigrafie, e se non sia mai in autoscatto perchè, forse, non si vedrebbe la macchina stessa. Gli amici di Canon, che hanno gentilmente fornito la G11 (e non diteci che stiamo facendo pubblicità) non si offenderanno di quel che scriviamo perchè il loro mestiere lo sanno fare bene, ed è fabbricare e vendere macchine fotografiche. Benedusi ci giura che questo lavoro non è una “marchetta” (parole sue), strano che qualcuno possa averlo pensato.

Francesca Woodman, autoritratto

La cosa che non è piaciuta a Modeyes, che da sempre si occupa di fotografia, è il voler far passare una brillante idea di comunicazione pubblicitaria, per una analisi del costume moderno o le foto nella toilette come lavoro di introspezione. Per chi vuole approfondire qualcosa di Francesca Woodman proponiamo di iniziare da questo articolo : La delicatezza interiore nelle foto di Francesca Woodman . Ci chiediamo cosa rende un fotografo , tale. Cosa studiano a fare i migliaia di studenti di fotografia se basta una semplice macchina fotografica e qualche autoscatto, ops, autoritratto, per fare un lavoro degno di nota? Chi sono mai gli Avedon, i Doisneau, i Cartier Bresson,i Klein, i Penngli Olaf ?

una foto di e con Martina Colombari

La fotografia oggi è diventata democratica, sembra una key words, perchè tutti possiamo fotografare con telefonini, compatte e reflex, siamo nell’era elettronica ( e chi ci legge forse se ne è accorto, non avendo per le mani della carta) ma avere la possibilità di possedere 100.000 libri nel nostro Ipad non significa averceli in testa, poter fare non significa saper fare. Chi scrive pensa che ci sia differenza tra democrazia (tutti possono fare la loro foto)  e caos (qualsiasi foto va mostrata ). La libertà non conduce di per se alla conoscenza. La fotografia ha disperato bisogno di sponsor, ma i professionisti che se ne occupano dovrebbero utilizzare tutto ciò per alzare l’asticella della qualità, non abbassarla con superficialità a livello “Grande Fratello”. Se proseguiamo di questo passo non ci saranno belle foto da far studiare ai nostri figli. Rimarremo ai grandi del nostro passato.

Martina Colombari in un suo scatto

La fotografia è un codice espressivo, per chi scrive è una passione forte, per qualcuno è una professione, per altri è arte. Denis Curti, Vicepresidente della Fondazione Forma, viste le crescenti polemiche e proteste che tra l’altro rischiano di essere un boomerang per lo sponsor, ci dice che egli, Benedusi e la Colombari non devono difendersi.

Loro no ma noi si !




There are 10 comments

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  1. nino

    Paul sei tremendo, come deve essere un buon fotografo che aiuta tutti a sensibilizzarsi e capire un pochino…. di foto. Ciao nino speaking

  2. Max Bertoli

    Avevo in programma di andare al Forma ieri ma sapevo ci sarebbe stata polemica, e c’è stata! Ottima operazione di marketting da parte dei tre. Io mi sono guardato un bel film a casa ieri sera che goduria…

  3. maurizio

    ignobile farsa pubblicitaria che ridicolizza tutta la fotografia seria. E’ su tutti i giornali, nemmeno Bresson avrebbe un ritorno del genere …. solo perchè è una “non fotografa” o perchè è miss Italia? Eppure il messaggio è: “la fotografia è alla portati di tutti” ……. o tutte le miss

  4. maurizio cintioli

    Credo che il punto sia proprio nel messaggio cercato di veicolare: “la fotografia è alla portata di tutti”. Dal punto di vista commerciale e del marketing se effettivamente questo msg è arrivato al pubblico significa che l’operazione, per quanto riguarda la Canon, è riuscita in pieno. Sicuramente restano le remore dal punto di vista culturale e di come purtroppo la fotografia rischi di essere percepita dalla gente. Un altro colpo inferto alla cultura fotografica.

  5. Davide G. Porro

    Grazie Maurizio Cintioli, (il tu è quello tra colleghi fotografi e spero non ti dispiaccia) perchè mi dai lo spunto per parlare degli aspetti di Marketing e rispolverare anni di studio e di lavoro. Premesso che non c’è nulla di male a regalare una macchina fotografica ad un personaggio pubblico, e reclamizzare la cosa mostrando immagini (diverso è vendere la cosa ipocritamente come operazione cultura che insegna), vorrei sottolineare che un conto è raggiungere la notorietà o consapevolezza dell’esistenza di un marchio (in gergo awareness) ed un conto è avere una buona reputazione tanto da essere “acquistati”. Questa operazione, rivolgendosi poi ad un pubblico interessato e settoriale (e parlo di tutti quelli che scattano fotografie senza distinzione) rischia di essere un boomerang che aumenta la notorietà, ma ne abbassa l’autorevolezza, la reputazione. In altre parole, è utile avere una buona reputazione , non solo una reputazione…

  6. Marco

    Molto bello l’articolo.
    Se il messaggio è stato “la fotografia è alla portata di tutti”, io aggiungerei che quello che invece arriva è che per esporre in una delle gallerie fotografiche più importanti e prestigiose di Milano, a mio parere da oggi molto meno prestigiosa, non servano assolutamente merito e capacità…ma evidentemente altri requisiti che risultano evidenti da iniziative come queste…
    Io devo ancora riprendermi dal paragone con la splendida Francesca Woodman…non so se ce la farò…mia nonna mi avrebbe detto di sciacquarmi la bocca col sapone dopo aver pronunciato certe parole….

  7. Simone Baldo

    Ottimo articolo. Molto da “purista arrabbiato” con salsa di velleitario. Senza offesa!. Il trio (forse quartetto) ha ottenuto quello che voleva ottenere (che sia marketing o altro). Mi viene da scrivere: come noi studiamo i più grandi fotografi del passato (dall’esperienza altrui si impara), il fotografi del futuro sapranno valutare cosa sarà “trash” e cosa sarà “la fotografia”. Da qualche anno una domanda è sempre più forte in me: cosa vuol dire essere fotografo? Fama, amicizie giuste, poca conoscenza culturale….oppure…

    Il tempo degli onori al merito è morto.
    A voi il resto del pensiero.


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