Tony Ward omaggia le contraddizioni della “Metropolis”

T. Ward p/e 2011 - ph: P. Lanzi/Paul de Grauve Communication

Era il 1927 quando Fritz Lang girava il suo capolavoro Metropolis. Molto prima di 1984 di George Orwell, la vena innovativa di Fritz Lang è nell’immaginare un mondo estremamente raffinato ricco di immagini simboliche. Ed in Metropolis il passato si intreccia con il futuro attraverso tagli netti che accostano la modernità alle citazioni. Come nell’opera di Lang, l’aforisma della collezione primavera/estate 2011 dello stilista italo-libanese Tony Ward è il riuscire ad animare, portando in scena, l’entità della donna del futuro. Gli abiti assumono le sembianze di vocalità urbane che rendono statuari ed algidi i corpi che vi si modellano all’interno.

T. Ward - ph: P. Lanzi

I tagli, nome per altro dato alla collezione, sono il leitmotiv di ogni abito. Riescono a costruire attraverso forme geometriche armonie e disarmonie urbane, senza dimenticare il corpo femminile e quindi la femminilità. Quest’ultima è esaltata dal contrasto delle forme architettoniche degli abiti con le linee che essi stessi creano. Le nuove eroine urbane appaiono così portatrici della vera Haute Couture di Tony Ward ovvero l’uso sapiente del sincretismo delle forme. Nello spazio altamente scenografico vediamo così sfilare la novità della nuova collezione: corpi impreziositi da ricami, pietre, cristalli e perle dove la parola d’ordine è l’ornamento femminile portato all’estremo sia negli abiti che nei capospalla.

T. Ward - ph: P.Lanzi

Il precedente contrasto delle forme che crea il nuovo stile della Maison è evidente nella creazione delle “giacche-accessorio”. Qui i tagli degli orli e delle rifiniture accentuano il rapporto fra lo spazio dell’abito e lo spazio che si circoscrive nel proprio vivere urbano. I colori che predominano la scena sono il beige, il grigio, il greige e il rosa. Un connubio di nuance interessanti soprattutto per le stoffe utilizzate: dallo chiffon tagliato a laser al tulle fino all’organza. Tessuti leggeri che sembrano “l’altra faccia della medaglia” della City contemporanea: esprimono appieno la tensione esistente tra l’immaginario underground delle metropoli e la volontà dello stilista di ridurre all’essenza l’atmosfera del tempo. Di quest’ultimo Tony Ward si innamora consapevolmente, vi scova fascino, ritmo frenetico e frammentario.

La poesia della Metropolis si rivela così, con stile.




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