Lisbona: al MUDE la moda veste il design

Interno, piano terra, sala esposizione permanente, collezione Francisco Capelo, Lisbona 2009 @MUDE

Chi visita Lisbona per la prima volta viene affascinato da una città che pur rimanendo visceralmente ancorata alle sue tradizioni svolge comunque un ruolo attivo, sempre ricettivo, nel contesto contemporaneo. Tra il nostalgico suono del fado, il perdersi tra le vie dell’Alfama, il sapore inconfondibile dei pastéis con la classica cannella da spolverarci sopra, i caratteristici tram e la poetica Feria da Ladra, Lisbona offre varie chiavi di lettura per un viaggiatore attento, che si può tradurre con il termine MUDE ovvero la parola che in portoghese si traduce proprio come “cambiamento”.

Inaugurazione MUDE, maggio 2009, @MUDE

Questo semplice gioco di parole è lo spunto per dare uno sguardo a uno dei musei più importanti per il design del XX secolo, aperto nel 1999 nel Centro Culturale di Belém, chiuso successivamente nel 2006, e che ha riaperto nel 2009 nel quartiere centrale di Baixa, nella storica sede del Banco National Ultramarino in Rua Augusta. Ma un museo specificatamente dedicato al design è un fenomeno relativamente recente. Dalla prima esposizione di prodotti industriali del 1851 all’interno dell’Esposizione Universale fino alla creazione al MOMA di New York nel 1929 di un dipartimento dedicato all’Architettura e al Design ne è stata fatta di strada. Esplode il la “bomba ad orologeria” dei musei dedicati al design come The Lighthouse (Glasgow), The Design Museu (Helsinki), La Triennale di Milano, MUDAC (Lausanne), 21_21 Design Sight (Tokyo), Cité de la Mode et du Design (Parigi) o il futuro Holon Design Museum (Israele).

Interno, secondo piano, MUDE, Lisbona 2009, @MUDE

Ed in tutto ciò viene creato il MUDE. Il cuore pulsante della Baixa, trasversale e ricco di contaminazioni, con un’immagine forte, un ibrido tra un set cinematografico alla Tarantino e la sede ideale per concerto dei Depeche Mode. L’edificio, di otto piani, al suo interno è un connubio tra l’archeologia industriale e il riadattamento dell’idea stessa di museo “white cube”.

Interno, piano terra, sala della collezione permanente Francisco Capelo, MUDE, Lisbona, 2009, @MUDE

Come la curatrice Yvonne Brunhammer ha affermato nel 1999, “la collezione di questo museo e il museo stesso non si limitano alle produzioni industriali ma soprattutto a raccogliere le varietà del nostro secolo, superando le rigide categorie del design”. L’idea di sperimentazione ha fatto si che nel MUDE la concezione di museo delle arti applicate si fondesse con l’idea di museo di arti decorative. La collezione, di piú di 2500 pezzi, spazia dalle creazioni “di massa” a quelle da “pezzo unico”.

Collezione MUDE, @MUDE

Qui le arti si fondono e collaborano fra di loro. Ogni creazione di design è accompagnata da abiti dello stesso periodo che suggeriscono una tematica, un filone culturale, una tendenza. Così vediamo l’abito di Elsa Schiapparelli del 1948 accanto alla specchiera surrealista di Gilbert Poillerat, gli abiti da cocktail di Christian Dior del 1956 incorniciati dalle classiche sedie finlandesi di Eero Saarinen o ancora l’abito com stampe dei famosi Campbell’s di Warhol in posa su una delle icone del pop design: il “sofa a bocca” dello Studio 65. Sempre per sottolineare il carattere mutevole del museo è da considerare che la collezione all’interno cambia radicalmente ogni 3 mesi. Il MUDE há infatti un enorme magazzino alle porte di Lisbona dove il curatore e i responsabili creativi attingono periodicamente per cambiare la collezione così da proporre sempre nuove visioni e nuovi spunti storico-culturali allo spettatore.

Pierre Poulin’s (France, 1927) sofa Amphys, @MUDE

Vedremo quindi opere di André Arbus, Coco Chanel, Gio Ponti, il gruppo di Memphis, Gaetano Pesce, Vivienne Westwood, Tom Dixon e John Galliano. Ci sono poi le nuove generazioni come il gruppo Droog Design e Philippe Starck. Il tutto è arricchito dagli eventi di moda e desegn che sottolineano come il MUDE sia fulcro e catalizzatore di cio che succede a livello internazionale, come il Moda Lisboa, convention delle più svariate marche di abbigliamento e di design o la mostra di António Garcia. Fatto curioso? Se siete in possesso di oggetti di design o abiti che, vagliati dal curatore, possono essere considerati artisticamente validi, potrete donarli alla collezione del museo, e ne faranno ufficialmente parte. Infine, che dire?! La moda e il design si vestono e svestono reciprocamente, fanno leva l’uno sull’altro, si riqualificano anch’essi soggetti dell’arte contemporanea, il tutto condito da estrema creatività.




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