Gli abiti scultura di Cappucci raccontati in “The Wavering Balance”

Abito R. Capucci ph Sham Hinchey e Marzia Messina

In occasione della “XII Settimana della Cultura” e all’interno del seminario “Gli archivi raccontano la moda. Testimonianze, immagini e suggestioni”  presso il Museo Boncompagno-Ludovisi  di Roma è stato proiettato un filmato sulle creazioni di Roberto Capucci interpretata dai Fotografi Sham Hinchey e Marzia Messina. Sono scatti  che raccontano in modo diverso gli abiti scultura del designer romano.

Le fotografie appartengono ad un progetto più globale dei due fotografi  “The wavering balance”, iniziato nel 2005 dall’incontro con lo stilista Roberto Capucci. Sono state realizzate le prime 15 immagini ed altre ancora sono in lavorazione. In futuro è prevista la presentazione di tutti gli scatti in luoghi differenti, incluso il museo ‘Fondazione Capucci’ a Firenze, che poi  successivamente saranno raccolti in un libro fotografico.

Un concept forte accompagna ogni singola opera  fatta di paesaggi dall’atmosfera onirica e surreale. Tutte le immagini sono caratterizzate da elementi comuni: l’assenza di una connotazione temporale; l’opera dell’uomo presente  sottoforma di opere d’arte come la scultura e l’architettura, oppure attraverso opere urbane che vogliono rappresentare il degrado della natura a mano dell’uomo; e principalmente la presenza femminile come unico essere vivente rappresentato. La donna, rivestita dai sontuosi abiti scultura di Roberto Capucci che aggiungono valore alla sua persona,  attrae l’attenzione e diviene il centro dell’immagine: protagonista di un racconto o vestale dalla quale può rinascere l’umanità degradata.

Abito R. Capucci ph Sham Hinchey e Marzia Messina

Le immagini che contribuiscono alla realizzazione di ogni opera sono state scattate in pellicola. Alcune traggono ispirazione dall’arte classica mescolandola a quella contemporanea, come nella figura mitologica di “Danae” dove la donna volge il suo sguardo a “Novecento”, scultura in bronzo di Arnaldo Pomodoro.

Abito R. Capucci ph Sham Hinchey e Marzia Messina

In “Spazio” l’abito si ambienta in un paesaggio naturale del presente, contaminato da strumenti del tutto familiari  ed elementi di palese riferimento contemporaneo

Le case in legno pieno che fanno da sfondo dell’opera “The Queen of Sheba” sono dell’architetto designer  Michele De Lucchi. L’ambientazione è un richiamo allo splendore del regno di Saba e alla sua capitale nel deserto, ma l’ingannevole forma degli edifici sembra un monito alle ultra moderne città del terzo millennio.

Abito R. Capucci ph Sham Hinchey e Marzia Messina




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