“Sguardo sull’Italia”. Liu Bolin in mostra al Forma di Milano.

Liu Bolin, "Hiding in Italy", photocredit Mattia Dal Bello

Chi di noi non ricorda Viaggio in Italia celebre film di Rosellini del 1954 in cui due splendidi Ingrid Bergman e George Sanders percorrono i paesaggi della nostra terra vivendoli e vedendoli entrambi in maniera totalmente differente. Una delle chiavi di lettura del film è che quello che conta è il “punto di vista”, le emozioni e le motivazioni che rendono il paesaggio specchio dello stato d’animo di chi lo osserva.

Liu Bolin, "Canal Grande - Ponte di Rialto", 2010

Saltiamo ai giorni nostri. Parliamo sempre di paesaggio, di visioni, grazie a Liu Bolin, artista cinese che già nel 2008 espose i suoi lavori fotografici Hinding city con la mostra Hide and Seek curata da Francesca Tarocco alla galleria Boxart di Verona. Torna adesso in Italia alla Fondazione Forma per la Fotografia che ospita dal 21 ottobre al 14 novembre Hiding in Italy, oltre al costante progetto iniziato nel 2006 con Hinding in the city presente in mostra con 20 immagini.

Liu Bolin, "Teatro alla Scala", 2010

Hinding il Italy racchiude una nuova produzione di 7 scatti, mai esposti al pubblico, aggiuntisi ai 6 precedenti realizzati nel nostro Paese. E’ interessante che il lavoro dell’artista sarà visibile anche “in fieri” grazie alla società di produzione Mazen che ha seguito Liu Bolin negli istanti cruciali del lavoro. Il suo è un perenne viaggio alla scoperta della storia dell’Italia, luogo di memoria quasi “effimera”. Un mix tra l’etereo e un soggetto alla Blade runner, quanto l’immagine dell’artista stesso che mescola varie discipline.

Liu Bolin, "Ponte dei Conzafelzi", 2010

Grazie infatti alla sua troupe composta da un’interprete, un fotografo, un artista suo coetaneo, Andrea Facco, e una restauratrice esperta in trompe l’oeil, egli stesso diventa parte dell’opera d’arte stessa. Come se affermasse in ogni immagine “ci sono” ovvero “faccio parte di questo luogo e questo luogo fa parte di me”. Il Teatro Alla Scala o il Duomo di Milano, L’Arena di Verona, Palazzo Ducale, Piazza San Marco a Venezia sono tutti luoghi “vivi” che fungono da pretesto per l’artista per sottolineare sempre di più il divario fra Cina e Italia: distruzione e conservazione.

Liu Bolin, "Hiding in the City No 62 American National Flag", 2008

E’ infatti noto il suo impegno anche politico dal 2006, quando scaturì il desiderio di testimoniare lo smantellamento del Suojia Village da parte delle autorità di Pechino finalizzato a disperdere la colonia di artisti che lo abitava. Inoltre la scelta di Milano per la sua mostra è giustificata dal suo ideale gemellaggio con il polo commerciale di Shanghai, grazie all’appuntamento dell’Expo che nel 2015 passerà dalla Cina al capoluogo ambrosiano. Liu Bolin ci invita quindi a saper assaporare il nostro patrimonio. A capirlo e “comprenderlo” ovvero assorbirlo. Dopotutto se è vero che “siamo ciò che mangiamo” siamo anche parte integrante dell’immenso puzzle di “dove viviamo”.




There are no comments

Add yours