New York : al MOMA in mostra l’evoluzione del linguaggio fotografico

Bruce Nauman. Waxing Hot, from the portfolio Eleven Color Photographs. 1966

“The Original Copy: Photography of Sculpture, 1839 to Today”, è il titolo della mostra organizzata dalla curatrice del dipartimento di fotografia del MoMA, Roxana Marcoci, che si terrà dal 1 agosto al 1 novembre presso il prestigioso museo di New York e dal 25 febbraio al 15 maggio 2011, al Kunsthaus di Zurigo.

La mostra è organizzata dal MoMA in occasione dei primi 170 anni di storia della fotografia: era il 1839, infatti, quando la fabbrica parigina Susse Frères produsse la prima macchina fotografica. L’esposizione propone una selezione di oltre trecento foto realizzate da un centinaio di artisti, tra cui spiccano fotografi e scultori, personalità che hanno radicalmente trasformato il linguaggio dell’arte nel corso dell’ultimo secolo e mezzo.

Il percorso espositivo principia proponendo un esame critico delle intersezioni tra fotografia e scultura, analizzando come nessun artista possa replicare lo stesso manufatto ottenendo il medesimo risultato e, al contrario, la fotografia invece riproduca fedelmente l’oggetto rappresentato, divenendo un utile supporto per gli scultori, che in passato la sfruttarono per approfondire la conoscenza del proprio modus artistico, per documentare, raccogliere, pubblicizzare e diffondere gli oggetti che non sempre erano facilmente trasportabili. Le immagini riprodotte sostituiscono i classici bozzetti a matita, e col tempo il dinamismo dello scatto fotografico diventa innovazione assoluta che brevemente coingolge i diversi linguaggi artistici; negli anni ’20 l’esplosione del movimento surrealista e dadaista, sotto la guida di Marcel Duchamp, pittore e scultore, porterà la fotografia ad essere concepita come linguaggio autonomo, in grado di trasformare e di re-inventare la realtà, dando vita a un universo onirico e fantasioso. L’avvento di una nuova stagione si manifesta con l’utilizzo di collages, assemblage, fotomontaggio, a cui ricorrono Man Ray, Herbert Bayer, Hans Bellmer, Hannah Höch, Johannes Theodor Baargeld, in cui sia la fotografia che l’arte, si svincolano dall’idea di riproduzione, sprigionando la creatività del loro autori. Una sezione di grande rilevanza è dedicatai ad alcuni dei più conosciuti fotografi americani del XX secolo, come Walker Evans, Lee Friedlander, David Goldblatt e Robert Franks, i quali basarono il proprio lavoro su idee di monumentalità e plasticità. Non mancano artisti contemporanei come Bruce Nauman, Rachel Harrison e Cyprien Gaillard, Charles Ray, Dennis Oppenheim, i quali combinarono in maniera inestricabile il linguaggio della scultura e quello della fotografia, per cui lo scatto è volto alla ricerca dell’azione, della performance, del gesto creativo, avendo come trait d’union con le nuove forme espressive la ricerca basata sul corpo.




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